Dormire troppo poco provoca la morte delle cellule cerebrali. Lo dicono i risultati di una ricerca condotta da un team di ricercatori della School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, che ha condotto uno studio sugli effetti della deprivazione del sonno sui topi. E se le conclusioni degli scienziati americani dovessero valere anche per l’uomo, questo può significare una cosa sola, e cioè che è perfettamente inutile cercare di «recuperare il sonno perso» dopo un periodo particolarmente intenso.
Turni di notte e lavoro fino a tardi
La ricerca, pubblicata sul prestigioso Journal of Neuroscience e ripresa anche dalla BBC, potrebbe avere un’applicazione nel campo della farmacologia: potrebbe infatti nascere un farmaco in grado di «proteggere» il cervello dagli effetti della mancanza di sonno. Effetti che, almeno per quanto riguarda i topi, sono estremamente marcati: i roditori sono stati posti in un ambiente che replicava le cause tipiche della deprivazione di sonno, come i turni di lavoro notturni o, semplicemente, un sovraccarico di lavoro che, spesso, può obbligare chiunque a stare in ufficio fino a tardi. Dopo diversi giorni a questo ritmo – i topi potevano dormire solo quattro o cinque ore per notte – i roditori avevano perso il 25% delle cellule cerebrali, in gran parte appartenenti al tronco cerebrale.
Funziona così anche per gli umani?
Secondo i ricercatori si tratta di una prova evidentissima di come la mancanza di sonno porti alla perdita di cellule cerebrali: tuttavia sono necessari ulteriori studi per riuscire a stabilire se la deprivazione di sonno possa provocare gli stessi danni anche a un cervello umano. Danni che oltretutto sarebbero irreversibili, ma che non è detto si producano allo stesso modo anche sull’uomo, come sottolinea il professor Hugh Piggins della University of Manchester: «Gli autori hanno fatto un parallelismo tra i turni di lavoro notturni e la deprivazione da sonno e hanno concluso che la mancanza cronica di sonno può avere delle ripercussioni non soltanto sulla nostra salute fisica, ma anche su quella mentale – ha spiegato – Ma questa possibilità deve essere dimostrata da molte altre ricerche, nonostante sia fuori discussione che una buona igiene del sonno sia fondamentale per il benessere di una persona».
L’esercizio fisico “ricostruisce” il cervello
Dopo aver visto come il sonno “distrugge” il nostro cervello, passiamo ora alle buone notizie! Che l’esercizio fisico giovi non solo al corpo ma anche al cervello, grazie alla produzione di nuovi neuroni, è cosa nota. I ricercatori dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) di Roma hanno però dimostrato per la prima volta che la corsa è in grado di rallentare molto il processo di invecchiamento cerebrale e di stimolare la produzione di nuove cellule staminali, che migliorano le capacità mnemoniche. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Stem Cells.
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